Dall’industria all’interazione e al design sociale

logo della rubrica Aristotele Digitale che mostra una scultura del filosofo, ma solo la testa

Bauhaus 2.0

«Istituiremo una nuova Bauhaus europea, uno spazio di co-creazione in cui architetti, artisti, studenti, ingegneri e designer potranno lavorare insieme». Così la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a margine del suo discorso inaugurale sullo stato dell’Unione al Parlamento Europeo.

Progetto da sostenere con passione. Ma quale design, cioè quale progettualità, oggi? Un design olistico. Con il digitale come con la genetica stiamo intervenendo sulla vita. Cambiano gli strumenti, cambiano i fini, cambia l’orizzonte etico. 

Si tratta di pensare e praticare un design che ripensa i rapporti uomo macchina e uomo natura nelle dinamiche dell’internet di tutte le cose e  dell’intelligenza artificiale, un interaction design e un social design. 

Nuove sfide per un nuovo design

Un design che nell’orizzonte  di una sostenibilità si rende capace di una autovalutazione ed eterovalutazione (cioè totalmente sociale) sul proprio sistema produttivo o sui propri prodotti all’interno di una teoria generale degli indotti.

Capace di rispondere alla domanda: cosa produco quando produco? Quali indotti si generano? Con quali effetti sociali ed ecosistemi sul breve e sul lungo periodo? Un design degli oggetti ma anche dei processi. Un design che non ha più come oggetto le funzioni e come riferimento le macchine, ma la natura stessa.

Un design che sta all’interno di una relazione sempre più stretta tra tecnologia e biologia. Un design che utilizza nel modo più diffusivo possibile il digitale in uno spazio dove non c’è alcuna differenza tra arte e scienza, o se vogliamo, tra esperienze e saperi.

Oltre il singolo..

E tutto questo appoggiato sì alla intelligenza e creatività soggettiva, ma aprendoci all’intelligenza e alla creatività collettiva, vero e singolare patrimonio oggi del digitale.

Si tratta di estendere la nostra capacità di comprensione del mondo dalla mimesi delle forme al design dei processi (potremmo dire alla biomimesis)  interagendo con la vita stessa nelle sue stesse dinamiche con una considerazione: c’è una coesistenza sia epistemologica che tecnologica tra la genetica e il digitale.

..e gli standard

Un design che sappia comprendere e comandare le dinamiche dell’economia nel digitale: il superamento dell’idea di standard; i cambiamenti nella relazione tra produzione, distribuzione e scambio e quindi anche le modalità dello stesso consumo; il potenziale delle nuove tecnologie applicate, dall’intelligenza artificiale alle stampanti 3D; la trasformazione della funzione lavoro; le nuove modalità della formazione dei valori economici e sociali e nel quadro dell’economia; la diversa funzione che assume il settore finanziario; l’urgenza dell’economia circolare che struttura ogni possibile strategia per la sostenibilità diffusa e, non ultime, le ricadute sistemiche delle economie della disraption.