Che cos’è il sacro?

logo della rubrica Aristotele Digitale che mostra una scultura del filosofo, ma solo la testa

È ciò che non manca mai di tornare: 

è quell’origine che sempre si ripresenta nel contempo diversa e uguale a se stessa; 

è l’ordine che non può dimenticare il caos;

è ciò che proprio perché è, non è di nessuno:

è l’impossibilità dell’assoluto che si fa presenza;

è ciò che trascende per poterci pensare altro da ciò che siamo;

è ciò che ci ricorda che siamo immanenti a noi stessi;

è ciò che riapre il possibile tra la vita e la morte, tra razionale e irrazionale;

è ciò che rende simili l’odio e l’amore;

è ciò che riapre continuamente lo spazio del possibile;

è ciò che permette all’opera dell’uomo di sopravvivere all’uomo;

è lo splendore del bello e l’assoluta potenza del brutto;

è il totalmente altro; 

è la crucialità della decisione;

è la violenza che tiene assieme la vittima e il carnefice;

è la regalità e il suo patibolo: morto il re, viva il re!

è la mostruosità dell’olocausto e delle sue vittime: il sacro non manca mai di tornare;

è il sangue rituale per distinguere il fuori (di tutti) e il dentro (di nessuno): insieme nel tempio;

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è l’assoluto bisogno di una vittima sacrificale, di un delitto originario, per legittimare qualsiasi patto sociale;  è ciò che ci permette di stare assieme perché si dà una vittima; è ciò che va, con riti e liturgie, ricordato collettivamente se non vogliamo diventare tutti vittime.

 

Per diventare società qualcuno tra di noi deve diventare vittima. É il sacro che fonda il politico

Se vale il principio che il sacro non manca mai di tornare la questione politica di fondo non è nella sua negazione, visto che è così potente da non mancare mai nel tornare, ma sul come tutti noi possiamo riuscire ad impedire che il sacro faccia di noi ciò che vuole. 

Abbiamo comunque un debito con il nostro orgoglio: si chiama libero arbitrio.

 

Ho detto della relazione tra il sacro e il bello. Ecco cosa ci dice Rainer Maria Rilke:

“…… il bello è solamente

la prima nota del Tremendo. E dato

di sostenerlo e di ammirarlo è a noi,

solo perché non cura di annientarci.”

 

Tremendo è quindi il bello quanto il sacro.

Come fare affinché il sacro (e il bello) continui a non curarsi di noi? E come fare in modo che non sia proprio la politica l’arma della sacralità contro di noi? O, di contro, come fare affinché la politica ci difenda dal tremendo?

E cosa succede là dove il sacro si incrocia con la potenza del digitale e l’espansione pandemica?

Prima di provare a rispondere è fondamentale una precisazione: il sacro indubbiamente alimenta il mondo delle religioni, ma non si risolve nelle e con le religioni. In alcuni casi le stesse religioni prendono le distanze dal sacro. Ad esempio il buddismo, che prova la mossa del cavallo allontanando da sé ogni forma di violenza, o, in modo ben più radicale, il cristianesimo, che prova a contrapporsi al sacro e lo combatte pur sapendo, o proprio perché sa sino in fondo, che non manca mai di tornare. Partirò da qui la prossima settimana.

 

 

Leggi dello stesso autore l’articolo introduttivo:

Così è