Così è

logo della rubrica Aristotele Digitale che mostra una scultura del filosofo, ma solo la testa

Così è: è avvenuto un cambiamento radicale del modo di produzione e organizzazione sociale, da quello industriale a quello digitale, e nel contempo il pianeta tutto si ritrova fortemente provato da una quasi incontrollabile pandemia. C’è un qualche nesso di causa effetto? Non credo proprio.

 

La narrazione storica e i virus

Però c’è un però: ogni volta che gli storici ci raccontano di cambiamenti epocali per il genere homo emergono virus che si scatenano ferocemente ovunque. Così oggi si racconta per alcune fasi del neolitico, per i cambiamenti economici e politici avvenuti nella mezzaluna fertile nei passaggi di potere tra Sumeri, Accadi, Babilonesi, Ittiti, Assiri, Persiani. Così anche per la febbre tifoide durante la guerra del Peloponneso tra Sparta e Atene, per la peste antonina all’inizio della fase di decadenza dell’impero romano e così per la peste bubbonica a partire dal 541, quando incomincia a cambiare l’intero assetto dei poteri territoriali tra Medio Oriente e Mediterraneo. Lo stesso per la peste nera a partire dal 1300 che prepara l’avvento di ciò che chiamiamo modernità … su su sino ai giorni nostri, e all’attuale Covid.

 

I cambiamenti che dobbiamo accettare

Ripeto: non ritengo ci sia una qualche relazione causa/effetto crisi/pandemia, ma può nascere il sospetto che i nostri disagi socio politici lascino libero spazio al mondo dei virus.

Comunque l’angoscia che ci è compagna in questi tempi mi spinge a radicalizzare e a cercare di analizzare il senso di una affermazione che mi accompagna e mi tormenta da tempo e che alimenta queste mie spigolature: quando cambia un modo di produzione (o quando arriva una pandemia), cambia decisamente tutto, anche se facciamo di tutto per non accorgercene.

 

Mutamenti nelle categorie, a cominciare dal sacro

Cosa cambia? La mia prima reazione è: cambiano le categorie del politico. Cosa sono? Quali e come? Mi rendo conto che, per rispondere, dovrei studiare molto di più e articolare argomentazioni così complesse da non finire mai. Ma l’angoscia va presa di petto e guardata negli occhi in modo risoluto.

Eccomi! Nelle prossime spigolatore proverò a buttarmi nel rogo della nostra stessa umanità e, una dopo l’altra, proverò almeno a indicare cosa intendo per categorie del politico (ricordando ovviamente Carl Schmitt) e cosa, in queste, sta inevitabilmente cambiando nel tempo del digitale.

Inizierò, forse sorprendendovi, dal sacro, perché ritengo che sia il sacro a fondare la politica, anche se questa fa di tutto per liberarsene. Proprio così, il sacro e il politico. Con una dovuta anticipazione: il sacro non si risolve nella religione. Ad esempio il cristianesimo è di fatto in lotta costante con il sacro: lo riconosce ma non vuole ne può accettarlo.

Alla prossima settimana, per un po’ inseguendo il sacro e quindi, di seguito, il politico.

ROBERTO MASIERO 88 Articoli
Architetto, professore ordinario di Storia dell’Architettura, ha insegnato nelle Università di Venezia, Genova e Trieste. Ha contribuito alla fondazione della Facoltà di Architettura a Trieste e della facoltà Design e Arti dello IUAV, della quale è stato Vicepreside. É stato responsabile per l’UE di un Osservatorio sulle Accademie d’Arte.