Brasile, allegria e allegria

l'immagine consiste in un disegno a matita di una capanna di foglie e legno nel mezzo della foresta amazzonica, con alcune persone presenti all'interno
Brasile, 2020

Il Presidente del Brasile Jair Bolsonaro ha giocato troppo col fuoco e si è bruciato. Non aveva mai portato la mascherina, aveva irriso coloro che lo facevano, ma il 7 luglio i sintomi e le analisi hanno rivelato che si era infettato.

Il punto è che aveva assicurato ai suoi connazionali che non correvano alcun pericolo – al massimo una semplice influenza – e ora il suo Paese occupa nel mondo, dopo gli USA, un poco invidiabile secondo posto nella graduatoria delle nazioni che hanno più vittime per la pandemia: 65.000 infettati e più di un milione e mezzo di contagiati.

Malgrado i dati in aumento Bolsonaro ha incoraggiato la riapertura di bar e altri luoghi di ritrovo perché possano operare almeno al 50%. Così in San Paolo, la città più colpita, e a Rio, anch’essa duramente provata dal Covid, il tasso di contagio medio è nettamente superiore a 1:1. Senza contare i soggetti asintomatici e lo scarso numero degli esami effettuati.

L’ombra del Covid sull’Amazzonia

Tuttavia la regione che preoccupa di più è l’Amazzonia, dove – in percentuale – il tasso di infezione è incredibilmente alto. In aprile Manaus ha fatto registrare un aumento dei decessi del 578%.

A ciò bisogna aggiungere che il numero delle vittime è certamente molto sottostimato, date le difficoltà ambientali in cui si effettuano i test. Il sindaco di Manaus, Arthur Virgilio Neto, ha chiesto più volte dispositivi atti a combattere la pandemia – ventilatori, tute isolanti – medicine, ma non ha ottenuto aiuti adeguati.

La malnutrizione, la mancanza di igiene e la povertà rendono ancora più difficile il contrasto al virus e tutta la comunità locale vive un sentimento di drammatico abbandono.

Le nuvole si addensano

Molte comunità rurali non sono mappate adeguatamente. Se gli indigeni si spostano nelle città vengono trascurati dai servizi sanitari che si occupano prioritariamente della popolazione urbana residente.

I nativi più lontani dalle città, che vivono nella foresta pluviale, temono che i taglialegna in cerca di boschi da abbattere, portino il virus e si chiudono sempre di più.

I provvedimenti di Bolsonaro che allentano i controlli sugli incendi dolosi, hanno fatto aumentare il numero delle bande criminali che operano in Amazzonia e che approfittano della paura della pandemia per  agire indisturbati.

Il polmone del pianeta affronta ora la stagione degli incendi – che inizia a luglio – e gli ecologisti temono il peggio