Il settore turistico è tra i più colpiti dalla crisi provocata dal Covid-19.
Una vera e propria industria che mette insieme l’offerta ricettiva (alberghi, B&B, camping), l’offerta ristorativa, quella dell’intrattenimento e quella culturale. Tutte tra loro estremamente connesse e interdipendenti.
Il calo degli stranieri
Proprio il turismo culturale è quello che sta soffrendo di più la congiuntura, come evidenziato da Giovanni Bastianelli, direttore esecutivo dell’agenzia ENIT – Ente Nazionale Italiano per il Turismo – che riferisce di un calo dell’80% di presenze rispetto all’anno scorso a danno della filiera italiana nel solo mese di giugno, colpa soprattutto del turismo straniero pressoché azzerato, con i flussi di visitatori dall’estero ancora in parte paralizzati.
Una crisi testimoniata da Zurab Pololikashvili, segretario generale dell’Organizzazione mondiale del turismo–UNWTO, United Nations World Tourism Organization – che suggerisce di intervenire attraverso “un approccio coordinato per garantire una ripresa del turismo in sicurezza”.
Il problema della sicurezza
In effetti, la filiera della sicurezza è diventata fondamentale per le destinazioni e per le strutture turistiche, che devono essere in grado di aprire in tutta tranquillità e garantire agli ospiti la possibilità di viaggiare senza rischi, soprattutto se si trovano a dover competere sui mercati globali. Eppure, nonostante le misure di sicurezza prese a tutela dei viaggiatori dalle strutture ricettive, in questi giorni si è registrata un’ulteriore diminuzione del 3,8% delle prenotazioni rispetto alla scorsa settimana, già caratterizzata da numeri negativi.
Il crollo di presenze nelle città d’arte
L’Italia vanta un’inestimabile ricchezza storico – culturale con oltre 55 siti patrimonio dell’umanità UNESCO, primo Paese al mondo. Tuttavia, le punte di maggior sofferenza si registrano proprio nelle principali città d’arte, realtà che lavorano quasi esclusivamente sul turismo straniero, come Venezia, che ha assistito ad una diminuzione del 90% delle presenze straniere.
Questi centri come stanno rispondendo alla crisi del mercato turistico alberghiero italiano?
Il caso Firenze
Firenze ha deciso di diffondere l’utilizzo di “Feel Florence”, una nuova app che avviserà il turista con segnali di differenti colori in base all’affollamento delle aree della città, lavorando sul decentramento dei flussi turistici e mantenendo il distanziamento sociale. Firenze, Milano, Roma e tante altre città così rispondono a dover rispondere alle nuove esigenze di un turismo che inevitabilmente viaggerà a velocità ridotte. Si tratta anche di un’occasione per trovare soluzioni a uno dei più noti problemi che per anni ha colpito le città d’arte italiane: il sovraffollamento e i danni dell’overtourism. Un tipo di turismo che non necessariamente assicura un ritorno economico per la città, mentre il costo, in termini di inquinamento causato dai mezzi di trasporto, affollamento delle principali aree, è altissimo.
Il turismo italiano
Tuttavia, la crisi causata dalla mancanza del turismo internazionale potrebbe essere compensata dalla domanda interna. Il turismo domestico infatti, grazie anche alla preferenza dei viaggiatori di raggiungere destinazioni più vicine, rappresenterà la principale fonte di entrate del settore turistico italiano. In particolare si sta diffondendo il turismo outdoor a cui, secondo i dati dell’osservatorio sul turismo open air – promosso da Human Company in collaborazione con l’Istituto Piepoli – aspirerebbe al 49% degli intervistati, garantendo inoltre un approccio più sostenibile con una vacanza green.
Per l’Italia il turismo rappresenta il 13% del PIL ed è dunque fondamentale che il settore si rimetta in moto, come ha affermato Pololikashvili “ci adatteremo, guideremo il cambiamento degli scambi commerciali ed umani, e torneremo a viaggiare, per crescere nei modi migliori e più sostenibili”.