Alle origini dell’igiene

Disegno di Gabriele Artusio

Siamo un’umanità ipocrita?

Siamo davvero in grado di comprendere i progressi del genere umano? Oppure questi cosiddetti “progressi” ci rendono più ignoranti su questioni ormai fuori moda  e generano debolezze nelle nostre strutture culturali? In pratica, la domanda di fondo è questa: l’umanità sta forse avanzando in alcuni aspetti, ma regredendo in altri?

La pandemia di Covid-19 sta mettendo in risalto alcune delle debolezze della nostra epoca pur così avanzata. Siamo stati particolarmente coinvolti e fieri dei nostri progressi tecnologici. L’intelligenza artificiale è un argomento popolare nel campo della scienza e delle innovazioni, stiamo installando reti di dati in 5G, i mezzi di trasporto elettrici con batterie a prestazioni avanzate stanno migliorando in maniera esponenziale, abbiamo smartphone con videocamere ad alta qualità e stiamo già esplorando altri pianeti. Senza dimenticare di citare i progressi in campo medico.

Com’è possibile, dunque, che siamo finiti in questo stato di pandemia globale, pur vivendo in un mondo così altamente moderno? Cosa abbiamo dimenticato? Quali delle nostre competenze e conoscenze si sono ridotte?

Molte persone stanno mettendo in discussione la globalizzazione, soprattutto in rapporto ai commerci e processi di produzione internazionali. Milioni di persone prendono ogni giorno voli nazionali e transnazionali. Va detto, tuttavia, che l’uomo ha viaggiato a livello globale per millenni, sia pure con sentimento e modi diversissimi. I grandi regni dell’Antico Egitto e l’Impero Romano erano forme di dominio anche commerciale. C’era la Via della Seta che univa l’Europa all’Asia. Esistono prove di antiche popolazioni cinesi che erano in grado di navigare per lunghe distanze in mare aperto prima che ne fossero capaci anche gli europei. La globalizzazione non è affatto un concetto così nuovo come molti credono.

I Lazzaretti:

Interessante è il fatto che la diffusione globale di malattie è ben documentata. Basta guardare ai lazzaretti di Venezia, Ancona, Dubrovnik e Malta. Tutti edifici costruiti a partire dal 1627. Si tratta di luoghi di quarantena per chiunque arrivasse in quei porti, obbligato per legge a rimanervi isolato per quaranta giorni. Le malattie più temute erano la peste e il colera. Ma già prima di allora, nel 1377, chiunque arrivasse via mare era costretto a stare in quarantena su specifiche isole o navi. Da microbiologo, devo far presente che già prima ancora della scoperta dei microorganismi, si sapeva che le malattie possono trasmettersi attraverso le superfici.

In termini di progresso umano nel campo della salute, siamo regrediti ai livelli di prima dell’invenzione della quarantena. Con l’aumentare del commercio internazionale abbiamo ridotto i periodi di quarantena e ci siamo affidati troppo alla sterilità dei colli e delle merci.

Certamente, con il progresso della medicina si è ridotta la durata della quarantena. Ora abbiamo medicinali per combattere il colera, mentre le migliori condizioni dell’igiene aiutano a prevenire la peste.

La Stagione dell’Influenza:

Ma forse ci troviamo di fronte a un campanello d’allarme per lo sviluppo umano. Qualcosa che dimostra come stiamo perdendo alcuni concetti base della nostra salute. Si tratta della “stagione dell’influenza”. L’influenza è diventata tanto normale, quanto lo era il colera sulle navi. Diamo per scontato che potremmo prenderci l’influenza e scrollarcela di doso con un’alzata di spalle. Abbiamo fiducia nel nostro vaccino antinfluenzale annuale e nelle pastiglie di vitamina C. Ma ci ammaliamo in ogni caso. Non stiamo neanche a pensare dove potremmo aver beccato il virus – “Era nell’aria”, “Me lo sono beccato sotto la pioggia” e molte altre scuse. Speriamo, però, che adesso molti comprendano che il virus dell’influenza non è ovunque nell’aria.

I virus influenzali si trasmettono da persona a persona, con sternuti e colpi di tosse, parlando e sputando, depositando il virus sui bancomat e sulle maniglie delle porte, stringendosi la mano a vicenda. Consideriamo normale continuare ad andare a lavorare e fare shopping anche con il raffreddore e l’influenza. Siamo diventati tutti armi biologiche ambulanti, che infettiamo colleghi, amici e familiari. Ogni giorno entrano turisti nelle nostre città, portando la loro variante di virus influenzale, contro la quale non abbiamo immunità. E comunque molti si domandano perché abbiamo diversi episodi di raffreddore e influenza nella stessa stagione. Se l’uomo continuasse a capire come si diffondono i virus, come fecero i nostri antenati medievali, non avremmo più una “stagione dell’influenza”.

La Cultura Pandemica:

Oggigiorno, pur con la pandemia che ancora si aggira quasi incontrastata per il mondo, molti non indossano la mascherina, altri fanno il conto dei giorni che mancano perché scada l’obbligo di indossarla. Con l’invenzione dell’industria del trasporto via aereo, milioni di persone che viaggiano ogni anno, sembra impossibile una quarantena prolungata.

Invece che semplicemente arrenderci di fronte alla trasmissione virale diffusa globalmente, usiamo il Covid-19 come occasione di progresso dell’umanità. Dobbiamo guardare alle alternative alla quarantena per frenare la trasmissione dei virus “normali”. Indossare la mascherina è un modo, disinfettare le mani e sanificare i carrelli della spesa pure, ma il più importante è la consapevolezza culturale che ognuno porta con sé un virus. Una convinzione culturale che attraversa tutti i confini, penetrando ogni tipo di società, proprio come fa un virus. Chiunque entri nei nostri Paesi, anche concittadini che tornino a casa, ha un rischio più alto di portare un virus.

Stiamo regredendo nelle pratiche igieniche basilari perché abbiamo confidato troppo nei nostri progressi medici. Ci consideriamo superiori ai nostri antenati, anche se i nostri antenati, a rigor di logica, riuscirono a immaginare le modalità di diffusione delle malattie centinaia d’anni prima l’invenzione del microscopio. L’umanità è diventata ipocrita.

LORENZO GIOVANELLI 27 Articoli
Microbiologico, consulente, cofondatore e responsabile Ricerca e Sviluppo di House of Probiotics, scienziato, sviluppatore di prodotti, ad esempio nel campo agricolo e alimentare. In Italia dal 2018 provenendo dal Sud Africa dove è nato e ha conseguito la laurea magistrale in Microbiologia e Biotecnologia.