The city of Pavia restarts to art with a lively exhibition of contemporary artists linked to various themes and poetics. It has been put up at the Broletto Contemporary Arts Space. Everything in name of the future. The objective: to start from there.
Until 12 September, visitors can see provocative works based on a sense of responsibility, beyond an absolutely free way of saying: Gianantonio Abate, Dario Brevi, Gianni Cella, Corrodo Bonomi, Davide Ferro, Ernesto Jannini, Jon Koman, Antonella Mazzoni, Giovanni Pedullà, Massimo Romani, Leonardo Santoli, Gianfranco Sergio, Vittorio Valente, Ilirjan Xhixha.
In his introduction to the catalogue Edoardo Di Mauro speaks of a group of artists “belonging to a generational sphere that can be defined as that of the ‘middle generation’, They are authors born between 1955 and 1970, therefore they fully belong to that postmodernity which reached its peak after the first half of the Eighties. They also have in common clear elective affinities “.
A group of front-line artists who at the time grasped the sense of epochal change following the Seventies: some in search of a new transitive figuration, some anchoring themselves to certain aspects of futurism which could be updated, others practicing a not self-referential conceptualism. They are representative a beautiful season of art, lively but very different from the Seventies’.
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Anche la città di Pavia riapre all’arte. Quella municipalità, ha organizzato, nello Spazio Arti Contemporanee del Broletto, una vivacissima mostra di artisti di oggi collegati a molteplici tematiche e poetiche. Li accomuna una speranza espressa all’insegna del futuro. Obiettivo: ripartire da lì.
Fino al 12 settembre, i visitatori vedono opere stimolanti e cariche di responsabilità progettuale: Gianantonio Abate, Dario Brevi, Gianni Cella, Corrodo Bonomi, Davide Ferro, Ernesto Jannini, Jon Koman, Antonella Mazzoni, Giovanni Pedullà, Massimo Romani, Leonardo Santoli, Gianfranco Sergio, Vittorio Valente, Ilirjan Xhixha.
Nell’introduzione al catalogo Edoardo Di Mauro parla di un gruppo di artisti “appartenenti ad un ambito generazionale definibile come quello della ‘generazione di mezzo’, autori nati circa tra il 1955 e il 1970, quindi appartenenti in pieno a quella postmodernità che ha conosciuto il suo culmine dopo la prima metà degli anni Ottanta, apparentati da evidenti affinità elettive”.
Artisti in buona parte di prima linea che a suo tempo hanno colto il senso del cambiamento epocale, dopo gli anni Settanta, chi andando alla ricerca di una nuova figurazione transitiva, chi ancorandosi a taluni aspetti del futurismo suscettibili di aggiornamenti, chi praticando una concettualità non autoreferenziale. Esponenti di una bella stagione dell’arte, vivace ma ben diversamente da quella dei Settanta.
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