Around environmental changes – Questione di solastalgia

solastalgia, disagio psicologico e cambiamenti ambientali
Valcava, Bergamo. Photo credits Riccardo Maffia

Over the years, I haven’t been seeing anymore the fireflies illuminating the garden of the house where I grew up during the summer nights. In the Italian region where I was born, Abruzzo, this is just one of those things that over the time change. A “small” change, when compared to the unstoppable reduction of the Calderone glacier: a climatic rarity of the Apennines that has reduced by 65% ​​in the last 25 years.

The climate and the environment around us change. At an ever greater speed. This not only impacts our survival as a species, but also our sense of identity and our mental health.

Let’s give names to things: the solastalgia

I feel a sense of nostalgia, of desolation, of loss. But I realized that I am not alone in experiencing such sense of psychological distress. But above all, I discovered that this discomfort has right that name: “solastalgia”.

Etymologically speaking, the word solastalgia is an oxymoron, by combining the Latin word solacium (comfort) with the Greek algia (pain). Solastalgia is therefore the “nostalgia for comfort”, that is, that sense of nostalgia we feel when familiar environments that once gave us a sense of comfort change due to the clumsy intervention of human activities, and becomes almost strangers to us. The term was coined by the philosopher Glenn Albrecht, referring to the psychological effect that mining and the consequent change in the surrounding landscape have caused on the inhabitants of the Upper Hunter Valley, in Australia.

The connection with our environment is essential…

Solastalgia demonstrates how difficult it is to adapt to the changes around us. It’s a kind of emotional resistance, and it’s good that we feel it.

On the other hand, the connection with the environment is deeply natural in all of us. By now widely known, it brings enormous benefits to our well-being: let’s think about the practice of “forest bathing”, the immersive walks within a forest, and the positive effects it offers on the psychological and neurological sphere, as well as cardiocirculatory and immune ones.

… Since childhood: the “nature deficit”

On the other hand, the relationship with nature already plays a crucial role in children. It affects their emotional and physiological development. Growing up far from green spaces can cause “nature deficit” syndrome. This syndrome, which was defined by journalist and writer Richard Louv, affects children who grow up in contexts in which urbanization and sedentary living at the interior of closed spaces leave no room for contact with nature. The lack of this contact would cause attention disorders, socialization difficulties, depression as well as organic problems such as obesity.

A question of identity

Our sense of identity and our growth as individuals are therefore linked to the environment that surrounds us.

We hope that scientific and technological progress may also allow us to find good results for the environmental and climate change. But no one will be able to erase the sense of discomfort and desolation that these changes can give us.

 


 

Con il passare degli anni, non ho più visto le lucciole illuminare durante le notti estive il giardino della casa in cui sono cresciuta. É solo uno dei cambiamenti che osservo nella mia regione di origine, l’Abruzzo. Un “piccolo” cambiamento, se paragonato all’inarrestabile riduzione del ghiacciaio del Calderone: una rarità climatica dell’Appennino che negli ultimi 25 anni si è ridotto del 65%. 

Il clima e l’ambiente intorno a noi cambiano. Ad una rapidità sempre maggiore. Questo non impatta solo la nostra sopravvivenza come specie, ma anche il nostro senso di identità e la nostra salute mentale.

Dare un nome alle cose. La solastalgia

Da abruzzese, ogni volta che penso ai cambiamenti che stanno interessando la mia terra di origine provo un senso di nostalgia, di desolazione, di perdita. Ho scoperto che non sono la sola a provare questo senso di disagio psicologico. Ma soprattutto, ho scoperto che questo disagio ha un nome: la “solastalgia”. 

Etimologicamente parlando, la parola solastalgia è un ossimoro: unisce la parola latina solacium, che significa “conforto” alla radice greca -algia, che vuol dire “dolore”. La solastalgia è quindi la “nostalgia del conforto”, ossia quel senso di nostalgia che proviamo quando ambienti a noi familiari che un tempo ci davano un senso di conforto cambiano a causa dell’intervento maldestro delle attività umane, diventando a noi quasi estranei. Il termine è stato coniato dal filosofo Glenn Albrecht, in riferimento all’effetto psicologico che l’estrazione mineraria e il conseguente cambiamento del paesaggio circostante hanno provocato sugli abitanti della Upper Hunter Valley, in Australia.

La connessione con il nostro ambiente è fondamentale…

La solastalgia dimostra quanto sia difficile adattarsi ai cambiamenti che avvengono intorno a noi. È una forma di resistenza emotiva, ed è un bene che ci sia. 

D’altronde, la connessione con l’ambiente è profondamente connaturata in tutti noi. E, cosa ormai ampiamente risaputa, apporta enormi benefici al nostro benessere: pensiamo alla pratica del “forest bathing”, ossia delle passeggiate immersive all’interno di una foresta, e agli effetti positivi che apporta sulla sfera psicologica e neurologica, oltre che cardiocircolatoria e immunitaria.

…Fin da bambini: il “deficit da natura”

La relazione con la natura in effetti gioca un ruolo cruciale già nei bambini, impattando sul loro sviluppo emotivo e fisiologico. Crescere lontano da spazi verdi può causare la sindrome di “deficit da natura”: definita per la prima volta dal giornalista e scrittore Richard Louv, questa sindrome colpisce i bambini che crescono in contesti in cui l’urbanizzazione e la vita (sedentaria) all’interno di spazi chiusi non lasciano spazio al contatto con la natura. La mancanza di questo contatto sarebbe causa di disturbi di attenzione, difficoltà nella socializzazione, depressione oltre che di problemi di natura organica come l’obesità.

Questione di identità

All’ambiente che ci circonda sono dunque legati il nostro senso di identità e la nostra crescita come individui. 

Il progresso scientifico e tecnologico potrà anche consentirci, come ci auguriamo, di trovare delle soluzioni ai cambiamenti ambientali e climatici. Ma nessuno potrà cancellare il senso di malessere e desolazione che questi cambiamenti possono causare su di noi.

 

Sui cambiamenti ambientali leggi anche:

Individui padroni del cambiamento

 

 

MANUELA RAPACCHIA 35 Articoli
Web writer, coordinatrice didattica nella Formazione post-laurea alla Cattolica di Milano, Master Politecnico di Milano in Brand Communication, laurea magistrale in Arti Visive a Bologna, dopo la triennale in Lettere Moderne.