L’ambasciatore Maccotta: più integrazione grazie alla cultura

Fotografia colori, interno, 3 uomini seduti al tavolo con 3 centrotavola con candele accese, incontro formale presso ambasciata italiana in messico
Da sinistra: Emanuele Viscuso, il politico messicano Alejandro Murat, Governatore di Oaxaca, e l'ambasciatore italiano Messico Luigi Maccotta
Foto: AISE - Agenzia Internazionale Stampa Estero

(da Puerto Escondido)

Intervista a Luigi Maccotta, ambasciatore d’Italia in Messico e prima in Venezuela. Già vice direttore generale per la Mondializzazione e le Questioni globali, direttore centrale per i Paesi dell’America Latina e ispettore generale del ministero degli Affari Esteri.

Eccellenza, l’UE è utile al Messico? E per quali aspetti?

“Mentre in passato e con il Nafta (North American Free Trade Agreement), gli Stati Uniti sono stati quasi il punto di riferimento per il Messico, dall’elezione di Trump il paese è un po’ in difficoltà. È quindi necessariamente cambiato il rapporto con gli altri Paesi e la loro percezione si è ribilanciata secondo nuovi schemi. Da allora la parola d’ordine è stata “diversificazione”. Ed ecco che ci sta bene un nuovo approccio con l’Europa. Ma vi sono anche altri motivi a legarci come, per esempio, l’adesione al G20 di cui entrambi facciamo parte. La geografia non facilita i rapporti. Tuttavia,  malgrado la lontananza, l’Europa rimane per il Messico  un modello in tante cose, si tratti di cultura o di cooperazione scientifica o commerci. Tutti pilastri fondamentali per un dialogo politico che punta ad un nuovo accordo globale che ha a cuore anche un focus sui diritti umani, la cooperazione e lo sviluppo nei Paesi terzi, in particolare l’America centrale”.

Come viene percepita l’UE in relazione alla politica internazionale?

Vista da qui l’EU non mostra uniformità né vera integrazione tra i vari Paesi che la compongono. In genere, le nazioni esterne coltivano relazioni con i singoli Paesi, non sapendo bene come affrontare un’entità unica nel suo genere. In molti casi essi vanno ancora in ordine sparso. E questo si vede a ogni importante evento, come ultimamente si è verificato sia nella crisi libica che in Venezuela con reazioni diversificate che non danno luogo a comportamenti comuni. L’Unione Europea in sé è comunque vista come un’oasi di pace e di benessere e come un player globale di peso con i suoi cinquecento milioni di abitanti in grado di competere con altri enormi mercati come l’India o la Cina”.

Che ne dice delle relazioni commerciali tra Messico e l’Europa?

“L’Unione Europea è per il Messico il secondo partner commerciale dopo la Cina. Ma l’Europa ha una valenza in più rispetto alla Cina: oltre che prodotti, può esportare in Messico tecnologia e “know how”. Le nostre tecnologie sono più sofisticate e trasferibili. E questo è certamente un grosso valore aggiunto di cui in Messico ci si sta si stanno a poco a poco rendendo conto”.

Quale contributo potrebbe dare il Messico perché l’Europa possa migliorare il rapporto società e cultura e come il Messico potrebbe trarne giovamento?

“Ambedue siamo eredi di grandi civiltà del passato che ancora sono avvertite, vive e condizionano la nostra modernità. Esse restano nelle nostre culture attuali e nelle mentalità. Noi abbiamo avuto i Greci e i Romani, loro i Maya e gli Aztechi. Come esistono gli scambi commerciali, esistono gli scambi culturali, le mostre, le rassegne, il cinema. L’attualizzazione di queste culture,  l’intensificazione di questi scambi sono la chiave per il miglioramento di questi rapporti. E questi possono rendere le nostre culture  di nuovo viventi e riproporle con la quotidianità”.

Eccellenza, aggiungerebbe qualcosa a questo proposito?

“Sono particolarmente fiero del contributo che gli italiani hanno dato in passato e continuano tuttora a dare al Messico. Anzi, desidero espressamente farti i complimenti per quello che stai facendo. Ci sono circa 40.000 italiani in Messico, buona parte  professionisti, imprenditori e persone che portano un grosso contributo allo sviluppo del Messico, al nome e alla reputazione dell’Italia in questo Paese. Una presenza di qualità. Ma, parlando degli italiani che hanno fatto il Messico in passato, non si può non citare l’architetto Adamo Boari, che ha costruito il Palacio di Bellas Artes, la fotografa Tina Modotti e lo stesso “Peppino” Garibaldi. Eh, sì, qui lo chiamano così. Dal Messico e dai messicani l’Italia è vista come un modello di bellezza, d’arte, di creatività, di moda, di cinema, di stile, di cucina. Devo aggiungere che i due paesi sono molto affini. Ecco, l’Atlantico non ci separa ma ci unisce”.

Emanuele Viscuso, artista e designer, promotore culturale tra Usa e Messico