Artist, designer, architect, publicist, Tiziana Lorenzelli has turned into a “gold digger” in a positive sense. Rather than in rivers, she has discovered gold in her own art workshop thanks to her familiarity with materials.
Expertise she mainly acquired while working for several years as an assistant to Marco Zanuso at Milan University and then as a design lecturer at UCLA, University of California, Los Angeles and Center College of Design in Pasadena, and also as a visiting lecturer at the University of Cincinnati.
The she called the gold she found “Aluflexia”: an original material derived from aluminium that is fully recyclable and called for complex engineering with the help of a well-known European company.
The artist uses the material to create flexible sheets that are extremely malleable and versatile, but which can be modelled by hand and keep their new shape (as can be seen from Matteo Piazza’s magnificent camera shots, a long-time photographer faithful to the artist’s needs). These delicate aluminium surfaces are either decorated or mirrored.
Extremely lightweight, they are combined with high-tech machinery and polished in such a way as to avoid oxidation processes, at the same time generating light and reflections.
Her architectural designs include the renovation and furnishings of a 19th-century villa on Lake Como in 1999, complete with a swimming pool and waterfall visible from all the interior spaces. Her design works – including the installation of her sculptures – notably include the interiors of Villa Il Faro in Cala Granu in Sardinia as part of her partnership with Savin Couëlle (2013-2017).
But she is now primarily involved in art and the rest of her work, particularly in design, is confined to articles she publishes in various magazines and in “Il Giornale d’Italia” (reports about her work published in trade journals and newspapers).
Artistry is the real leitmotif running through Lorenzelli’s creativity and artistic thinking. From this point of view, we find an interesting precedent in the work of Nanda Vigo, who, hardly surprisingly, was one of the forty or so architect-designers and artists, such as Branzi, Casal, Munari, Mendini, La Pietra, G. Pomodoro and A. Marrocco, who were showcased at the exhibition I presented in Milan in 1994 under the neologism: Artedesign. Objects that were still functional but whose aesthetic value went far beyond that of generic beauty.
An art-design aesthetic vision characterises Tiziana Lorenzelli’s experimentation on the cusp between art, architecture and design. We need only mention Fisherman House in Vieste (2016). As for her design, it is uneasy and refuses to be predictable. See the ‘Electrological Trees’ (Dilmos, Zeus, 1989). These are works that the artist devoted herself to from 1985-1993. Based on discarded materials (her work has often focused on recycling and reusage), they were exhibited at her solo exhibition held in 1989 as part of the ‘Biennale Giovani’ at Sartirana Castle.
But let us return to the ‘gold digger’ and her aluminium-derived material Aluflexia that was officially registered in 2009. She starts working on her sculptures in three forms: sculptural objects, installations, site-specific works. And they are referred to as either Sculptures or Nuggets. Some Nuggets also bear the signature of Agostino Ferrari, who draws on his well-known sign language, a field in which he is an undisputed master.
In any case, Lorenzelli shapes her Aluflexia sheets and can even create Vases that can hold real flowers despite the flexibility of the material. Nuggets can also be turned into austere wall installations.
Her latest creation was recently display in Portofino in the museum directed by Daniele Crippa. Shortly prior to that, Lorenzelli held an extensive and very austere exhibition at the Bocconi Building in Milan. Aluflexia was dissolved into a Gregorian chant in which the various sculptural forms sang a cappella. There were miscellaneous works on show in the courtyard and a cascade of meteorites (site-specific) along the three-storey stairwell. There was also a special Flash Installation, i.e. “photographic shots of my projects aimed at sublimating strikingly evocative natural locations”.
But the real challenge was to install a very intricate work made of cobalt blue Aluflexia on the façade of the building.
To carefully avoid scratching the brickwork in any way at all, the artist resorted to very carefully carving and interlocking the material around the columns so that “Cosmic Entropy” (the main title of the event) took on a very elegant and expressive sense of “introibo”. A richly intense exhibition of works sending out subtle magmatic tremors with the help of “Fractal Objects” (to quote an essay by the man who coined this term, Benoit Mandelbrot).
A collaboration with L’Arca International, n. 175, november-december 2023
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Artista, designer, architetto, pubblicista, Tiziana Lorenzelli si è tramutata in “cercatrice d’oro”. Lo ha trovato non nei percorsi fluviali, ma nel suo laboratorio artistico e nella sua dimestichezza con i materiali.
L’ha acquisita soprattutto come assistente per diversi anni presso la cattedra di Marco Zanuso, a Milano, e poi quale docente di design alla UCLA, università della California, Los Angeles, e al Center College of Design di Pasadena e, come visiting lecturer, all’università di Cincinnati.
L’oro che ha trovato lo ha chiamato “Aluflexia”: un materiale originale, derivato dall’alluminio, totalmente riciclabile, che ha richiesto una complessa ingegnerizzazione col supporto di una nota azienda europea.
Da esso l’artista ottiene fogli flessibili, estremamente malleabili e versatili ma che, ogni volta che sono modellati manualmente, a piacimento, mantengono la forma voluta (Lo testimonia la magnifica “camera” di Matteo Piazza, da tempo fotografo fedele alle esigenze dell’artista).
Queste delicate superfici di alluminio vengono decorate oppure si rispecchiano. Leggerissime, sono abbinate a macchinari altamente tecnologici e lucidate in modo da evitare i processi di ossidazione e nello stesso tempo determinare luce e riflessi.
Tiziana Lorenzelli impiega il suo Aluflexia nell’architettura d’interni, nel design, ma da oltre 10 anni nel terreno dell’arte tout court. Tra i suoi progetti di architetto, nel 1999 realizza il restauro e gli arredi di una villa ottocentesca sul lago di Como, con piscina e cascata visibili da tutti gli spazi interni. Tra i lavori di design – anche con collocazione di sue sculture – gli interni della Villa Il Faro in Cala Granu in Sardegna nell’ambito della sua collaborazione con Savin Couëlle (2013-2017).
Ma l’arte ormai la impegna primariamente, sicché affida il resto, particolarmente il design, ai suoi articoli che pubblica su riviste e su Il giornale d’Italia (servizi sul suo lavoro pubblicati su testate del settore e su quotidiani).
Una forte valenza artistica ha caratterizzato ogni pensiero e progetto creativo della Lorenzelli. Da questo punto di vista, troviamo un precedente interessante nel lavoro di Nanda Vigo la quale non per caso faceva parte della quarantina di autori, tra architetti-designer e artisti, come Branzi, Casal, Munari, Mendini, La Pietra, G. Pomodoro, A. Marrocco, che componevano la mostra che nel 1994 presentavo a Milano con un neologismo nel titolo: Artedesign. Oggetto pur sempre funzionale ma la cui valenza estetica andava ben oltre quella della generica bellezza.
Una visione estetica da artedesign accompagna la ricerca di Tiziana Lorenzelli tra arte, architettura e design. Basterà citare la Fisherman House, a Vieste (2016). Quanto al suo design, esso è inquieto, non si adagia sul prevedibile. Si vedano gli “Alberi elettrologici” (Dilmos, Zeus, 1989). Sono opere alle quali l’artista si dedica tra il 1985 e il 1993. Basate su materiali di scarto (il suo lavoro è stato spesso imperniato sul riciclo e il riuso), sono state esposte nella mostra personale realizzata nel 1989, nell’ambito della Biennale Giovani presso il castello di Sartirana.
Ma torniamo alla “cercatrice d’oro”, alla sua materia alluminio-derivata Aluflexia. La registra nel 2009. E avvia le sue sculture in tre modalità: oggetti plastici, installazioni, lavori site specific. E possono chiamarsi Sculture o Pepite. Alcune Pepite portano anche il nome di Agostino Ferrari il quale interviene col suo ben noto linguaggio segnico, terreno in cui è maestro indiscusso. Nell’uno e nell’altro caso la Lorenzelli fa un lavoro di modellazione a carico dei suoi fogli di Aluflexia, e può trattarsi di Vasi capaci di contenere realmente i fiori, a dispetto della flessibilità del materiale. Le pepite possono diventare solenni installazioni a parete. L’ultimo esempio è quella realizzata recentemente a Portofino, nel Museo diretto da Daniele Crippa. Poco prima, la Lorenzelli ha fatto una mostra di ampio respiro, articolata, solenne, nel palazzo Bocconi di Milano.
L’Aluflexia si è sciolta in un canto gregoriano in cui le vari soluzioni plastiche esibite hanno cantato a cappella. Questo tra opere nel cortile, una cascata di meteoriti (site specific) lungo la tromba della scala su tre piani, e Flash Installation, cioè “scatti fotografici di miei interventi con l’intento di sublimare luoghi naturali suggestivi”.
Ma la vera sfida è stata nell’installare un’opera articolata, in Aluflexia blu cobalto, sulla facciata del palazzo.
Per ovviare all’impossibilità di scalfire in qualsiasi modo la muratura, l’artista ha fatto ricorso a un gioco di intaglio e incastro del materiale intorno alle lesene. E così l’Entropia Cosmica (titolo complessivo dell’evento) ha acquistato un “introibo” raffinatissimo ed espressivamente teso. Una ricca intensa mostra di opere percorse da un sottile fremito magmatico non senza il contributo degli “Oggetti frattali” (per citare un saggio del loro teorico, Benoit Mandelbrot).
In collaborazione con L’Arca International, n. 175, novembre-dicembre 2023