San Pietroburgo, il piacere del ghiaccio – Saint Petersburg, enjoying the ice

la foto mostra alcuni alberi spogli e coperti di neve in una grigia giornata invernale

Della storia

Eppure non era il disumanarsi dell’arte. Si trattava di crudele verità dell’arte. Correva l’anno 1740 a Pietroburgo. L’inverno fu tragico per il freddo in ogni contrada europea. I russi, si sa, del freddo non hanno paura.

L’imperatrice Anna Joannovna con il suo favorito Biron si preparava a passare in rassegna 150 nazioni che a coppie giungevano nella città dell’astrazione dalle immense vastità di Tutte le Russie; a cavallo, su asini, su buoi, su becchi, su porci, su cani, su cammelli.

Tentarono di far venire anche un elefante dall’India. La prima volta morì per strada. Forse per nessun popolo delle Russie era un animale tradizionale. Testarde, certe signore. Ne fu fatto uno di ghiaccio a grandezza naturale con su un ragazzo persiano, vero. La proboscide sputava fuoco. Si trovava davanti alla Casa di Ghiaccio: elegantissimo esperimento fisico-architettonico. E perché no? poetico.

I pagliacci di Sua Maestà

Lì, in quel palazzo dell’agghiacciante fantasia furono celebrate le nozze dei pagliacci. I promessi sposi sono portati su uno dei due elefanti sopravvissuti, in una gabbia di ferro, erano pagliacci di Sua Maestà: Kvasnik (già principe Galicin) e Buženina, l’intelligente nana della penisola Čukotka che salvò dal freddo il vecchio Principe.

Compito del Principe in veste di pagliaccio di Sua Maestà, Zaritza di Tutte le Russie, era quello di versare il kvas, bevanda nazionale a base di cereali, durante i pranzi di Corte. I nobili convitati lo ricambiavano rovesciandogli in testa i fondi delle minestre. Lui era alto e dignitoso, un volto di razza di un anziano un po’ stupito, se non  rimbambito. Era in disgrazia.

La nana Buženina, mortadella insomma, giovane e furba, cercava di proteggere come meglio poteva l’illustre disgraziato. Perché la notte di nozze questi reali personaggi storici la passarono sullo splendido letto – materassi, cuscini, cuffie e pantofole, caminetto con legna – tutto di ghiaccio, nella palazzina di ghiaccio illuminata da candele. Vasi d’aranci con i rami, alberi con uccelli, delfini e figure mostruose, statue e cannoni, ornamenti e arredi: tutto in ghiaccio.

Lieto fine

I gioielli che la folla, arrivata dalle corti di tutt’il mondo, donava agli sposi di Sua Maestà con la profusione degna dell’abitudine irrazionale pan-russa e proporzionale alla ottava meraviglia della terra, non erano in ghiaccio. Erano semplicemente una meraviglia. Furono dimenticati assieme ai pagliacci sul letto nuziale, giaciglio di stelle in diamanti rosa azzurri marroni verdi, e rubini color sangue. Gocce di sangue prezioso.

Mentre il sangue blu del Principe diventava sempre più blu, l’energica nana temperata dai freddi polari copriva il vecchio nobile corpo con gli zibellini donati. Così fu salvata la dinastia Golicin. Crearono i primi possenti cori di servitù della gleba. Amarono l’Italia. Quindi la musica. Sic. Fine della scena.

Naturalmente tutti li pensarono morti e li dimenticarono. Così che partirono per il viaggio di nozze la mattina presto. Si fermarono nelle terre a Nord. Ricchi e con imbattibile spirito di intelligenza, al femminile. Ebbero tanti figli e  morirono di vecchiaia.

Ghiaccio, maschera e poesia

…tutto era in ghiaccio. Solo il volto del poeta del secolo, Trediakovskij, il primo poeta della storia russa, era coperto da una maschera di cartapesta. Per scrivere l’ode nuziale fu pestato a sangue – gli hanno spappolato la faccia – dagli uomini di Biron, il Reggente. I tedeschi, si sa, non scherzano quando sono al servizio degli spazi e della vastità. Di ghiaccio anche loro.

Il primo vero intelligent russo, poeta e linguista, musicologo e uomo d’onore quanto ambiguo, pronunciò la sua ode alle nozze degli schiavi in mezzo allo scintillante ammiccare di lucciole di ghiaccio. Così inaugurò la tradizione della lettura pubblica dei versi in Russia. Nel frattempo uccidere i propri poeti diventò una speciale consuetudine russa fino alla fine del Novecento, provocando così un amore sconsiderato del proprio popolo verso la poesia. Pericoloso nonché straordinario prodigio.

Commento

Le nozze nella Casa di Ghiaccio (architetto Tatiščev) furono un atto unico tragico e meraviglioso. Descritto con religioso stupore e minuziosi dettagli da Georg Wolfang Kraft nel 1741, da Lažečnikov (Casa di ghiaccio, 1835), da Mario Praz (La casa della mia vita, 1979), da Jurij Nagibin (Kvasnik e Buženina, 1988).


Saint Petersbourg, enjoying the ice

About the history

 Yet it was not the dehumanization of art. It was about the cruel truth of art. It was the year 1740 in Petersburg. The winter was tragic for the cold in every European district, but as it is well known the Russians are not afraid of the cold.

Empress Anna Joannovna with her favorite Biron was preparing to review 150 nations that came in pairs to the city of abstraction from the immense vastness of All the Russias on horseback, on donkeys, on oxen, on beaks, on pigs, on dogs, on camels. They also tried to get an elephant from India.

However, the first time it died on the street. Perhaps, it was not a traditional animal for Russian people. Stubborn, certain ladies. So, a life-size elephant was made with ice putting a real Persian boy on it. Proboscis was breathing fire. He was in front of the Ice House: an extremely elegant physical-architectural experiment. Why not? Poetic.

Her Majesty’s clowns

 There, in that palace of chilling fantasy, the wedding of the clowns was celebrated. The bride and the groom were carried on one of the two surviving elephants, in an iron cage, they were Her Majesty’s clowns: Kvasnik (formerly Prince Galicin) and Buženina, the intelligent dwarf from the Čukotka peninsula who saved the old Prince from the cold.

The task of the Prince in the guise of Her Majesty’s clown, Zaritza of All the Russias, was to pour kvass, a national cereal-based drink, during court dinners. Noble guests would reciprocate by spilling the soup bottoms on his head. He was tall and dignified, the pure-bred face of an old man who was a little amazed, if not dazed. He was in disgrace.

The nana Buženina, mortadella in short, was young and smart and she tried to protect the illustrious wretch as best she could. Since these royal historical figures spent the wedding night on a splendid bed – mattresses, pillows, headphones and slippers, fireplace with wood – all made of ice, in the ice building lit by candles. Moreover, there were pots of orange trees with branches, trees with birds, dolphins and monstrous figures, statues and cannons, ornaments, and furnishings: all in ice.

Happy ending

The jewels that the crowd, arriving from the courts of the whole world, gave to Her Majesty’s spouses with the profusion worthy of the irrational Pan-Russian habit and proportional to the eighth wonder of the earth, were not in ice.

They were simply a marvel. They were forgotten along with the clowns on the wedding bed, a bed of stars in pink, blue, brown, green diamonds, and blood-colored rubies. Drops of precious blood.

While the Prince’s blue blood became more and more blue, the energetic dwarf tempered by the polar colds covered the old noble body with donated sables. Thus, the Golicin dynasty was saved. They created the first mighty choirs of serfs. They loved Italy and therefore the music. Sic. End of the scene.

Of course, everyone thought they were dead and forgot them. So, they left for their honeymoon early in the morning. They stopped in the lands to the north. Rich and with an unbeatable feminine spirit of intelligence. They had many children and died of old age.

Ice, mask, and poetry

… everything was on ice. Only the face of the poet of the century, Trediakovsky, the first poet in Russian history, was covered with a papier-mâché mask. To write the nuptial ode he was beaten to death – they crushed his face – by the men of Biron, the Regent. The Germans, as we know, do not joke when they are at the service of spaces and vastness. Ice too.

The first truly intelligent Russian, poet and linguist, musicologist, and man of honor as well as ambiguous, gave his ode to the wedding of the slaves in the midst of the glittering wink of ice fireflies. Thus, he inaugurated the tradition of public reading of verses in Russia. In the meantime, killing one’s poets became a special Russian custom until the end of the twentieth century, provoking a reckless love of one’s people for poetry. It was dangerous as well as extraordinary prodigious.

Comment

The wedding in the IceHouse (architect Tatiščev) was a tragic and wonderful one-off act. It was described with religious awe and meticulous detail by Georg Wolfang Kraft in 1741, by Lažečnikov (Ice House, 1835), by Mario Praz (The house of my life, 1979), by Jurij Nagibin (Kvasnik and Buženina, 1988).