L’opinione pubblica si interroga sui diritti e sui doveri di Israele nei confronti del popolo palestinese
Dopo una settimana di combattimenti, cinquantotto bambini palestinesi sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani su Gaza (dato del 17/5) su un totale di 220 vittime civili. Tutte le cancellerie del mondo occidentale convengono sul diritto di Israele a difendersi dagli attacchi missilistici di Hamas. Questi ultimi, da Gaza prendono di mira la popolazione civile.
Le dimostrazioni di massa nelle città europee e americane mostrano come l’opinione pubblica, riconoscono tale diritto. Tuttavia esse sottolineano il dovere di Israele di non commettere crimini di guerra nel corso delle operazioni militari. Inoltre il bombardamento, con un preavviso minimo del palazzo in cui avevano sede gli uffici di AP, una delle più rispettate agenzie di informazione internazionali del mondo, fa pensare a una sorta di intimidazione nei confronti dell’opinione pubblica.
Qualcuno pensa che non sarebbe la prima volta che Israele cerca di occultare agli occhi del mondo le sue operazioni militari. Le deliberazioni di condanna da parte dell’Onu piovono sul bagnato dal momento che i leader politici ebraici le hanno sempre ignorate. Ciò che appare incomprensibile è la facilità con cui Hamas può introdurre a Gaza migliaia di missili attraverso l’Egitto, scavando tunnel chilometrici al di là del confine. Inoltre né il governo egiziano né le Nazioni Unite si mostrano in grado di impedirlo.
Israele contro Palestina: Tre guerre in una
In realtà in questa tragica guerra convivono tre conflitti striscianti che improvvisamente sono esplosi. Infatti di operazioni militari contro i palestinesi Tel Aviv ne aveva compiute altre, ma negli ultimi anni i falchi dei due fronti opposti hanno finito per sovrastare e zittire le colombe.
Il governo ufficiale palestinese, affidato all’OLP, non ha più alcuna autorità e la striscia di Gaza è governata da Hamas. Quest’ultima, apoggiata dal Qatar e dall’Iran, non riconosce a Israele il diritto all’esistenza, portando avanti una guerra ad oltranza che nessuno ferma.
Sull’altro fronte gli estremisti ortodossi, sempre più numerosi, dichiarano ormai apertamente che non accetteranno l’esistenza di uno stato arabo in Palestina. Il risultato di questo muro contro muro è la strage periodica di civili, in stragrande maggioranza arabi, che subiscono gli opposti estremismi religiosi.
La demografia contro tutti
E se non bastassero tutte le circostanze che ostacolano la pace, ad esse si aggiunge la paura degli israeliani per la costante e tradizionale crescita demografica degli arabi palestinesi. Essa risulta ancora più preoccupante a fronte del calo della popolazione ebraica, fisiologico in molti Paesi industrializzati.
Tale circostanza fa intravedere in futuro il rischio di un confronto, all’interno dello stesso Stato di Israele, fra la componente araba – integrata ma pur sempre araba – e la componente israelitica.
Il tempo stringe e da parte della comunità internazionale non si rileva alcun impegno concreto nel risolvere un problema che si trascina da cento anni e che è stato strumentalizzato in tempi diversi per il perseguimento di scopi del tutto estranei all’obiettivo della pacifica convivenza fra i popoli.
Full blood
Public opinion questions Israel’s rights and duties towards the Palestinian people
After a week of fighting, fifty-eight Palestinian children were killed by Israeli bombing of Gaza (as of 17/5) out of a total of 220 civilian casualties. All the chancelleries of the Western world agree on Israel’s right to defend itself against Hamas missile attacks, which target the civilian population from Gaza.
The mass demonstrations in European and American cities show how public opinion recognize this right. But they also underlines Israel’s duty not to commit war crimes in the course of military operations. In addition, the bombing, with a minimum warning of the building where the offices of AP, one of the most respected international news agencies in the world, were located, suggests a sort of intimidation towards public opinion.
Some think that it would not be the first time that Israel has tried to hide its military operations from the eyes of the world. The UN‘s condemnation resolutions rained in the wet as Jewish political leaders have always ignored them. What seems incomprehensible is the ease with which Hamas can smuggle thousands of missiles through Egypt into Gaza, tunneling kilometers across the border. Neither the Egyptian government nor the United Nations are able to prevent this.
Israel vs Palestine: Three wars in one
In reality, three creeping conflicts coexist in this tragic war, which suddenly exploded. In fact, Tel Aviv had carried out other military operations against the Palestinians, but in recent years the hawks of the two opposing fronts have ended up overwhelming and silencing the doves.
The official Palestinian government, entrusted to the PLO, no longer has any authority and the Gaza Strip is governed by Hamas. That famous Strip, which, supported by Qatar and Iran, does not recognize Israel’s right to exist, waging a war against to the bitter end that no one stops.
On the other hand, the increasingly numerous Orthodox extremists now openly declare that they will not accept the existence of an Arab state in Palestine. The result of this wall against wall is the periodic massacre of civilians, overwhelmingly Arabs, who suffer the opposing religious extremisms.
Demographics against everyone
And if all the circumstances that hinder peace were not enough, to them is added another concern. It’s the fear of the Israelis for the constant and traditional demographic growth of Palestinian Arabs. This growth seems even more worrying in the face of the decline in the Jewish population, physiological in many industrialized countries.
This circumstance suggests in the future the risk of a confrontation, within the State of Israel itself, between the Arab component – integrated but still Arab – and the Jewish component.
Time is running out and on the part of the international community there is no concrete commitment to solve a problem that has been dragging on for a hundred years and that has been exploited at different times for the pursuit of purposes completely unrelated to the objective of peaceful coexistence among peoples.