Il Medio Oriente di fronte a una difficile svolta

Il Medio Oriente, la difficile svolta, Biden prudente
USS Harry S. Truman (CVN 75) USS Gerald R. Ford (CVN-78) and USS Harry S. Truman (CVN-75) underway in the Atlantic Ocean on 4 June 2020. U.S. Navy photo by Mass Communication Specialist Seaman Isaac Esposito/Released. Pubblico dominio.

Il “consiglio” di Biden

“Non fatelo”. Il Presidente Joe Biden continua a ripeterlo ai leader dei Paesi Arabi, e probabilmente, anche alle forze politiche estremiste di Israele. La determinazione di Washington di evitare un allargamento del conflitto questa volta è ferma e motivata. Se qualcuno non l’avesse capito, le due enormi portaerei che stazionano vicino a Cipro, con i relativi gruppi d’attacco, più di cento bombardieri e duemila Marines pronti a qualunque tipo di intervento, sono molto più di un invito per tutti a restare fuori dal conflitto.

Netanyahu attendista

Ma anche i leader israeliani hanno evitato, per adesso, l’invasione di Gaza, dal momento che dopo la conquista dell’enclave dovrebbero sostenere un’occupazione del suo territorio che potrebbe durare anni e avere costi insostenibili. Il proclama di Benjamin Netanyahu, che prometteva l’eliminazione fisica di tutti i militanti di Hamas, in realtà aveva la funzione di fronteggiare la furiosa indignazione della cittadinanza ebraica di fronte al bagno di sangue del 7 ottobre.

Biden invita alla riflessione

Non senza un certo tatto psicologico Biden ha fatto passare qualche giorno prima di far riflettere tutti su un confronto militare a tutto campo, ricordando proprio l’errore Usa delle guerre all’Iraq e all’Afghanistan, che hanno complicato lo scenario internazionale e avuto costi umani disastrosi. Ciò detto, resta il problema di gestire la crisi, trovandosi di fronte ad avversari come Hamas e Hezbollah, sostenuti dall’Iran, che non fanno mistero della loro volontà di continuare a colpire Israele fino a quando non cambierà la sua politica nei confronti dei palestinesi. I negoziatori lavorano e la liberazione di due ostaggi accende un barlume di speranza in un cessate il fuoco.

L’Occidente debole e i vuoti di potere

Le opinioni pubbliche del mondo occidentale già mostrano una certa insofferenza nei confronti della guerra in Ucraina, che continua ad avere costi diretti e indiretti rilevantissimi. Sopporterebbero con molte difficoltà un’altra guerra in un’area ancora importantissima per i rifornimenti energetici del continente. Tanto più che il ritiro della Francia dalle sue ex colonie africane e i deboli regimi che si sono imposti in varie zone del continente nero lasciano un vuoto di potere che la politica non tollera. I cinesi e i russi non staranno certamente a guardare e le compagnie di mercenari sono già all’opera.

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