Fotografia, luce anche in città

Marilena Vita artista italiana con fotografia di donna in gonna davanti a finestra abbandonata
"Ninnana" di Marilena Vita

Marilena Vita in mostra a Milano

A Milano è scattata l’ora della fotografia. La celebrano musei, gallerie, centri culturali. Anche librerie come il Bookshop Franco Angeli, alla Bicocca, che ha presentato una mostra dal titolo Luce Metropolitana. La curatrice, Claudia Migliore, ha scelto di celebrare la città sotto tutti i suoi aspetti. Ma non tutti gli artisti si sono attenuti a questa regola.

C’è stato chi, come Daniela Borsari, ha scelto di presentare ritratti di donne anziane oppure oggetti e mobili. Tra coloro che hanno deciso di esporre la propria visione del mondo urbano, c’è Valentina Baldin, che mostra aspetti del paesaggio notturno di Milano a colori (la Piazza del Duomo, la Rotonda della Besana, la Galleria Vittorio Emanuele). Sono luoghi a cui l’illuminazione sembra dare maggior vita rendendoli imponenti.

Mauro Mariani ha invece preferito il bianco e nero, in una prospettiva che ricorda gli anni tra le due guerre, facendo vedere l’interno d’una chiesa oppure un sfilata di bicchieri immacolati.

Fabio De Sandi si è concentrato su alcuni dettagli del mondo urbano, come se avesse voluto realizzare delle composizioni astratte, con il pavimento stradale o i sotterranei.

Antonio Popoa ha voluto accentuare i contrasti tra luce e ombra, tra le forme geometriche d’una architettura moderna, per fare emergere un poesia visuale in bianco in nero che trasforma il visivo in qualcosa che non ha più una reale finalità funzionale.

Anche Fiorella Vair ha proposto pezzi specifici dell’ ambiente urbano in bianco e nero, trovando nella propria ricerca composizioni insolite.

Isabella Quaranta ha preferito usare il colore, regalandoci diverse visioni notturne della città, con fotografie sfocate che rendono le case e le strade quasi irreali. Tutto diventa un po’ strano e intrigante.

Ma è senza dubbio Marilena Vita l’artista in mostra che più dimostra una profonda creatività, anche se è lontana dalla metropoli. Ha realizzato un ciclo di opere che sono dei tableaux vivants. Si vede una ragazza vestita in modo curioso che porta una maschera bianca. Si duplica, si nasconde, indossando una maschera davanti e un’ altra dietro la testa, come Janus, e sembra danzare oppure imitare una situazione sconosciuta in un posto antico fatto di rovine. É un’artista che sa creare una poesia e una mitologia originali. E gioca con noi.

Non si sa niente del personaggio che rappresenta su questo palcoscenico dell’immaginario. Se anche ci fosse una storia dietro la messa in scena, non ci importerebbe: quello che vediamo ha un senso, una bellezza, una drammaticità che contiene un aspetto ludico: siamo a teatro e non ci sono attori se non l’artista travestita. E Marilena Vita ci costringe a seguirla nella sua fantasia che trova le proprie radici nel profondo della sua mente, dove nessuno deve entrare. É la traccia della sua ricreazione del mondo che confonde realtà e memoria.

Da non dimenticare.