Investitori esteri in Italia, prudente attesa

Investitori esteri in Italia, prudente attesa

La Federal Reserve americana rialza i tassi di interesse 25 punti base e fa intendere che procederà con altri quattro aumenti come minimo. La Banca d’Inghilterra vuole replicare l’aumento dei tassi già iniziato. La Banca Centrale Europea riduce gli acquisti di titoli di stato. A tutto quanto detto si aggiungono la crisi economica generale e la guerra in Ucraina che causano rialzi inauditi dei prezzi delle materie prime.

Nel volgere di un paio di anni molti centri nevralgici dell’economia nazionale, come Milano, hanno subito un cambio di passo. Da destinazioni privilegiate ed esuberanti di investitori esteri navigano a vista, data la situazione di cauta attesa. Tutti i protagonisti dell’economia milanese hanno messo il piede sul freno. Si completa quello che si sta facendo ma grande prudenza per il futuro. Naturalmente nessun politico italiano ha parlato di economia di guerra. Ma a sdoganare l’evidenza dei fatti, per tutti, ci ha pensato il presidente francese Emmanuel Macron.

Investitori, inflazione, immobili

Gli investitori francesi, tedeschi e americani guardano all’Italia con cautela e per la nostra capitale della finanza, Milano, l’aria è sempre più rarefatta. L’inflazione è rampante, mai così alta da 40 anni. Le banche iniziano ad alzare i tassi di interessi per i mutui. Così l’acquisto di un bene immobile diventa più costoso. Il ruolo ambiguo dell’inflazione accresce la prudenza e tutti la condannano. Dimenticandosi, però, che un suo effetto collaterale è ridurre la costosa montagna di debito pubblico emesso dalla crisi del 2008 in poi, fino al Covid. 

La cerchia più esterna di Milano quella percorsa dai filobus 90 e della 91 è costellata da gru e edifici in costruzione sembra uscita tutta da un quadro del Boccioni futurista. Il comune ha premuto sull’acceleratore dei permessi di costruzione. La campagna elettorale, modello americano, è stata un via libera alle costruzioni. Dopo la vittoria politica, il sindaco Beppe Sala ha tutelato in ogni possibile modo la continuità delle politiche dell’amministrazione per rassicurare gli investitori. Si è arreso solo sul nuovo stadio, ove le squadre di calcio presentavano bilanci e strutture proprietarie poco rassicuranti. Tutto è stato fatto per creare un clima favorevole per accogliere quei 10 miliardi di investimenti che si stimano da qui alle Olimpiadi invernali del 2026.

I rendimenti dei titoli di Stato

Vero ostacolo che si profila all’orizzonte è un altro.  I BTP decennali rendono di più, ma non abbastanza. Non compensano l’inflazione quindi convincono i risparmiatori a comprarsi una casa piuttosto che tenere i soldi in banca. Le abitazioni e gli uffici nel frattempo sono diventati carissimi. Molto del boom immobiliare di Milano si spiega in questi pochi dati, che però ora iniziano a cambiare in modo veloce: inflazione, rendimenti di titoli di stato, azioni e prezzi delle case.

Poi c’è l’attrattività della città, risultato dell’abile classe dirigente politico-finanziario di vendere Milano come capitale della modernità italiana nel nuovo secolo. Senza concorrenti come luogo per realizzare se stessi e le proprie aspirazioni, senza confronti con Torino, Roma o Napoli poco o nulla coinvolte nella globalizzazione. Il cocktail sta cambiando e i protagonisti del boom immobiliare trattengono il fiato. Fine cruenta di questo lungo ciclo di successi o un lento e sereno addormentamento? Nessuno lo sa. Nel frattempo gli investitori guardano e attendono.