Pasqua vicina, un Golgota di profughi siriani nell’Egeo

Una fila di profughi siriani, uomini e donne, vestiti in vario modo si ferma a con aria sconsolata. I volti diventano meno definiti man mano che la fila si assottiglia e ai due lati di essa si vedono la bandiera dell'Unione Europea (sinistra) e della Turchia (destra)
Illustrazione di Gabriele Artusio

La parola umanità, che una qualità, sembra essere stata cancellata dai dizionari di chi gestisce la crisi dei profughi siriani in Medio Oriente. Proseguono i bombardamenti su Ibdil e non si ferma il massacro dei civili. Mentre Erdogan fa accompagnare i siriani dei campi di accoglienza turchi verso le frontiere greche, in pullman, e li invita a oltrepassarle. Fortunatamente i numeri sono diversi da quelli dichiarati dalla sua propaganda: tredicimila al massimo e non centotrentamila.

La guardia costiera greca ha ricevuto l’ordine di impedire in ogni modo lo sbarco dei gommoni sulle isole, risultato raggiunto con cannoni ad acqua, lacrimogeni e proiettili di gomma. Nessuno sembra avere pietà per questa umanità disperata che cerca solo di esercitare il proprio diritto alla vita.

Gli abitanti dell’isola di Lesmo si sono scagliati contro i naufraghi, respingendoli e minacciando le ONG che lì lavorano per fronteggiare l’emergenza. È vero che i campi profughi di Lesmo e dintorni sono stati attrezzati per ospitare settemilacinquecento persone, mentre ne accolgono circa quarantamila. Ma è egualmente spaventoso vedere i naufraghi provenienti dalla Turchia abbandonati a sé stessi sulle rive rocciose delle isole dell’arcipelago.

L’Unione europea interviene proclamando l’intangibilità dei suoi confini, ricompensando la fermezza delle istituzioni greche con settecento milioni di euro e facendo intendere a Erdogan che nessuno cederà al suo ricatto.
Un portavoce del governo greco ha dichiarato che sono diecimila i profughi ai quali è stato impedito di attraversare la frontiera. E molti altri sono stati “invitati” a non provarci. Erdogan, da parte sua, ha dichiarato di non aver accettato il miliardo di euro che l’Unione gli ha offerto, perché ritenuto un aiuto insufficiente. Ma, se è possibile, vi è qualcosa di peggio.

Perché la Ue ha assunto posizioni così intransigenti? Dopo le elezioni del nuovo parlamento, sembrava che i partiti anti-migrazioni rappresentassero una minoranza non pericolosa per il governo dell’Unione.
Forse i toni decisi degli attuali leader della Commissione e dell’Assemblea sono motivati dal timore di mandare un messaggio di debolezza decisionale che finirebbe per dare più forza, e maggiore consenso, ai partiti euroscettici. E per questo tentano di combatterli sul loro stesso terreno. Il futuro ci dirà quanto questa scelta sia chiaroveggente.