Cina, gli studenti verso lo stress del Gaokao

Due giovani ragazze dai tratti orientali, entrambe con occhiali da vista, posano sedute in un'area verde. Una di loro guarda verso l'osservatore, l'altra rivolge lo sguardo lateralmente

É passata poco più di una settimana da quando a Wuhan e in tutta la provincia del Hubei le scuole hanno riaperto. Qui è stato accertato il primo caso di coronavirus, ma la vita piano piano sta tornando alla normalità. Seguendo i rigidi protocolli ministeriali, il ritorno sui banchi è stato predisposto solo per alcuni studenti, tra cui coloro che si stanno preparando al temutissimo gaokao (高考). Da prassi questo esame è programmato in giugno. A causa del covid-19, di una possibile seconda ondata di contagi e, non da ultimo, della necessità di colmare le lacune didattiche, quest’anno il gaokao è stato posticipato di un mese. Le date previste sono il 7/8 luglio. Nonostante l’alto numero di contagi, anche Pechino e la provincia del Hubei hanno deciso di uniformarsi con il resto del Paese. In passato le date di questo esame sono state modificate solo tre volte: annullato durante la rivoluzione culturale 1966-1977 perché ritenuto inutile; nel 2003 venne anticipato permanentemente da luglio a giugno; ed, infine, venne posticipato di un mese nel 2008 solo nella regione del Sichuan a causa del terremoto. 

Ma perché questo esame è così importante, in cosa consiste? 

Gaokao (高考) significa letteralmente “esame di alto grado” e permette l’ammissione all’università. Nella sua forma attuale fu istituito per la prima volta nel 1952 ma ha dietro di sé una lunghissima storia. Nella Cina imperiale esisteva infatti il keju(科举 esame imperiale) attraverso il quale si reclutavano i funzionari dell’apparato burocratico. Introdotto in epoca Han (206 B.C. to 220 A.C.), venne istituzionalizzato in epoca Sui (581-618). 

L’ obiettivo era quello di rendere il reclutamento meritocratico: tutti gli uomini, indipendentemente dal loro status sociale, potevano partecipare, con l’unica eccezione sotto alcune dinastie dei mercanti. Il keju si componeva di 3 livelli: diplomato, (shēngyuán 生員), il cui esame si teneva tutti gli anni a livello locale; laureato provinciale (jǔrén 舉人), il cui esame si teneva ogni tre anni; laureato metropolitano (Jìnshì 進士), livello per il quale vi era un esame ogni tre anni. Le materie sulle quali erano valutati, oltre ad alcune specifiche per i diversi livelli, erano i classici Confuciani. L’uniformità di contenuti garantiva un’uguale preparazione per i funzionari in tutto il Paese. Inoltre, dato che solo il 5% circa di chi partecipava passava effettivamente l’esame, questo permetteva di avere uno stuolo di professori, dirigenti, artisti tutti formati sull’ortodossia confuciana. Il keju è stato abolito nel 1905 come parte del programma di modernizzazione iniziato dall’impero cinese. Il tentativo fu inutile: nel 1911 crollava l’impero e poi solo vuoto di potere a causa dell’invasione giapponese, le due guerre mondiali e la guerra civile. Solo dopo tre anni dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese l’esame venne reintegrato con nuovi e più moderni criteri. 

Ai giorni nostri il gaokao consiste in un esame della durata di 9 ore diviso in 2 giorni. Le materie su cui gli studenti si devono cimentare sono cinese, inglese, matematica e un’altra materia a scelta tra quelle scientifiche (fisica, chimica e biologia) e quelle umanistiche (politica, storia e geografia). 

Lo stress è altissimo: c’è in gioco il futuro di moltissimi giovani. Ciò che rende questo esame così competitivo è il funzionamento nel suo insieme. Ogni provincia ha un ufficio placement responsabile di assegnare agli studenti un posto in università. Questi vengono valutati tramite il punteggio del gaokao, formando così una classifica a livello nazionale. Secondo le statistiche dell’anno scorso oltre 10 milioni di studenti cinesi hanno sostenuto l’esame. Inoltre, gli studenti sono chiamati a compilare un breve format indicando le università in cui vorrebbero studiare. La domanda deve essere consegnata con tempistiche diverse a seconda delle province, quasi la totalità prima dei risultati dell’esame. Dopo ciò, la palla è in mano alle università. Le università di prima categoria scelgono per prime; poi è la volta dei college ordinari ed infine degli istituti di formazione professionale. É una sorta di gara a gironi: nel primo turno tutti competono per le università di prima categoria, poi gli studenti respinti competono per i college ordinari, sempre che siano rimasti posti. 

Una volta capito il meccanismo è facile cogliere l’iniquità del sistema. 

Innanzitutto, le università possono riservare una quota di posti per gli studenti residenti nella propria regione. Questo significa che può accadere che uno studente con un punteggio più alto venga scartato da un’università più prestigiosa a vantaggio di uno studente che ha ottenuto un punteggio più basso al gaokao ma che risiede nella stessa regione dell’università. Se pensiamo poi che le università migliori sono concentrate ad ovest e in città come Pechino e Shanghai è scontato vedere il pregiudizio nei confronti degli studenti di altre province, o delle zone più rurali. La frustrazione è altissima e per questo in questi ultimi anni si sta cercando di appianare queste iniquità.