Dalla forma della produzione alla dissoluzione delle forme

In principio era la forma…

Nel passaggio da Kant a Hegel (quando arriva il predominio del modo di produzione industriale) avviene un trauma epocale che ho il sospetto sia stato collettivamente rimosso. Mentre Kant è ancora un pensatore che pensa alla forma della produzione e cioè è ancora ancorato all’artigianato (non sembri contraddittorio, quindi anche alla classicità), ed è ancora costretto ad ipostatizzare il modello di riferimento e quindi ad assumere l’autorità trascendente della mimesis e lo fa accettando entusiasticamente la potenza delle procedure astrattive (d’altra parte si appoggia su Galilei e sul potere del linguaggio dei numeri e su Newton, cioè sulla possibilità di dimostrare/calcolare gli universali), Hegel, di contro, è il pensatore della produzione delle forme (altrimenti perché avrebbe fatto le lezioni sull’estetica come scienza del bello e delle belle forme?), dal che la dialettica: il mondo si fa, non è. Il mondo è perché si fa.

Da Hegel a Nietzche

Hegel prova così a rifondare con la dialettica la metafisica dopo aver digerito l’intera storia della filosofia.

Non resta che la dissoluzione delle forme, che poi significa che esse non nascono più né dal confronto con la Natura (Kant), né da quello con lo Spirito (Hegel), ma le forme possono nascere dal nulla e tornare al nulla.

Ci penserà Nietzche/Zarathustra, con la sua riflessione sul nichilismo e con la trasvalutazione e trasfigurazione di tutti i valori.

L’arte e la sua ideologia superomista assumerà così il suo ruolo di idolo degli idoli. L’arte come luogo dove i valori non sono definibili né quantificabili pur se regolata da logiche del mercato (quindi da ben definiti valori economici). Emergerà in ciò la figura del Genio come colui che, essendo diverso da ognuno di noi, ci rende tutti equivalenti (cioè merci tra le merci).

L’età della contraddizione

Attorno a questi tre percorsi, volente o nolente, si muoverà, come un criceto in gabbia, l’intera filosofia contemporanea che non si accorgerà, se non marginalmente, che