La capitale disastrata di un Paese martoriato

Beirut

Negligenza criminale. Per il momento solamente così si possono riassumere le responsabilità della tremenda esplosione che recentemente ha devastato il porto di Beirut, provocando più di 150 morti e migliaia di feriti. Stando ai dati e alle testimonianze, l’esplosione sarebbe stata causata dall’incendio di un deposito in cui erano stoccate da anni ben 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio. L’ipotesi di un atto terroristico per il momento è stata esclusa, ma si indaga comunque sulla meccanica del gravissimo episodio.

La città è comprensibilmente ancora sotto shock, anche perché si sta fronteggiando in questo l’epidemia di Covid e i posti disponibili negli ospedali sono ridotti. Inoltre il Paese attraversa un momento di crisi economica durissima che impedisce spese eccezionali per far fronte ai disastri. Le riserve di grano basteranno per un solo mese.

La situazione economica

Nel Paese che, fino agli anni Ottanta, era considerato la “Svizzera del Medioriente”, per il discreto benessere diffuso, si trova di fronte al secondo debito più alto al mondo e allo spettro di una emergenza alimentare mai sperimentata prima. Metà della popolazione si trova sotto la soglia di povertà, l’energia elettrica viene erogata in maniera discontinua, i servizi sociali di base sono allo stremo, la benzina scarseggia e la moneta nazionale ha perduto la convertibilità con il dollaro. La corruzione degli amministratori galoppa e rende impossibile qualunque riforma.

La situazione politica

La situazione politica è altrettanto grave. Il confine con Israele è presidiato dai militari e il potere reale sta nelle mani di Hezbollah, il partito sciita finanziato da Teheran che detiene la maggioranza dei consensi della popolazione.

La comunità internazionale

Il presidente francese Macron si è recato tempestivamente sul luogo dell’esplosione, assicurando ai funzionari locali l’aiuto di Parigi. Da molte parti si invoca una inchiesta internazionale indipendente che faccia luce sulla tragedia, ma per il momento non si ravvisano tracce credibili da seguire. La Commissione Europea ha mobilitato 33 milioni di euro per le prime urgenze.

Una popolazione allo stremo

Intanto la popolazione ricorre al baratto per sopravvivere, usando le piattaforme internet disponibili. Non ci sono speranze di miglioramento a breve termine, data la totale mancanza di investimenti. Il Paese sta attraversando il momento più difficile della sua giovane storia moderna, e si trova nelle mani delle istituzioni economiche internazionali che dovranno prenderlo in carico.