Tempi duri per i pacifisti

fotografia, colori, esterno, deserto grigio, una fila di pali in cemento, un uomo vestito di blu in piedi tra i pali, cielo grigio
Way of Peace, 1996-2000, Nitzana, Israel, by Dani Karavan

Il 26 aprile, parlando di fronte alla National Rifle Association, composta dai rappresentanti dell’industria delle armi statunitense, Trump ha dichiarato che si preparava a informare le Nazioni Unite del ritiro degli Usa dall’Arms Trade Treaty – trattato internazionale in vigore dal 2014 – che regola il commercio mondiale delle armi. Il termine “ritiro”, per la verità, non è adeguato, poiché il Trattato non è mai stato ratificato dal Senato americano. Tuttavia l’annuncio del Presidente si inquadra in un orientamento geopolitico tutt’altro che rassicurante per chi vorrebbe tenere al sicuro la pace nel mondo. Proposto con molta fatica in sede Onu, il Trattato non era stato firmato da Russia e Cina ma votato dagli Usa e, del resto, l’impegno preso da Barak Obama nel 2013 a favore di esso faceva ben sperare. Ci ha pensato il grande Donald a metterci una pietra sopra in settembre, confermando di fronte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite la sua intenzione di lasciar cadere l’importante accordo.

Gli Usa di recente erano già usciti dal Trattato INF – Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty – sui missili nucleari a raggio intermedio, e si sono ritirati dall’accordo sul nucleare iraniano. Ma la furia demolitrice della Casa Bianca non si è ancora arrestata. In ottobre Trump ha inviato alla Camera del Congresso un messaggio per comunicare la propria intenzione di ritirare gli Usa dal Treaty on Open Skies, il trattato sui “cieli aperti” firmato nel 1992. Stipulato in seguito alla dissoluzione dell’Urss e allo scioglimento del Patto di Varsavia, prevede la possibilità di controlli aerei reciproci fra i Paesi della Nato e quelli rimasti nell’area di influenza di Mosca. Il trattato ha finora reso possibili circa 1.500 voli disarmati di osservazione, equamente ripartiti fra i Paesi che vi hanno aderito, permettendo ai diplomatici dei due schieramenti di promuovere un clima di fiducia reciproca in fatto di armamenti e della loro dislocazione. In occasione dell’annessione della Crimea da parte della Russia, per esempio, Putin non si oppose alle ispezioni aeree sul territorio della penisola. Queste, infatti, si svolsero regolarmente e senza alcun ostacolo.

Secondo molti osservatori, il vero fautore di questa politica è l’ormai ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton, che già ai tempi della presidenza Bush Junior lavorava per il ritiro degli Usa dai trattati internazionali sul disarmo. È noto che Trump ha recentemente sollevato Bolton dal suo incarico, affermando che vi erano divergenze di vedute insanabili. Sembra, tuttavia, che l’attempato ex consigliere sia ancora in grado di influenzare la politica estera Usa, facendosi portavoce di una parte del Congresso. Secondo alcuni membri, infatti, Washington avrebbe pericolosamente perduto la sua libertà di azione a livello planetario, proprio quando, dopo il crollo dell’Urss nel 1989, poteva dichiararsi vincitrice della lunga guerra fredda contro Mosca.

 

 

GIOVANNI CARUSELLI 216 Articoli
Collaboratore di case editrici italiane (Einaudi, Rizzoli, Vallardi, Diakronia, etc.) per testi di storia e filosofia. Autore di saggi, "Il Pci da Gramsci a Occhetto", "Cento anni di storia lombarda" (con altri), "La memoria e le notizie" (con altri).