Plastica e riciclaggio. Gli Usa inondano l’Africa di rifiuti

bicchieri bianchi sporchi e con la scritta Rewe sono accatastati gli uni sugli altri

Il riciclaggio della plastica alla prova dei fatti si è rivelato fallimentare. Solo una piccolissima percentuale di materiali plastici – il 9% – risulta utilizzabile in tal senso, e il resto finisce negli inceneritori, negli oceani o nei Paesi poveri. L’aspetto più interessante di questa faccenda è che per anni sono stati gli stessi industriali di plastiche a finanziare le campagne per il riciclo. Ce lo racconta la CNN in questo report. Evidentemente temevano che prima o poi i propri introiti sarebbero stati danneggiati dalla inevitabile messa al bando della loro produzione.

Ma c’è di più. Fino al 2016 i Paesi sviluppati esportavano in Cina circa il 70% dei loro rifiuti di plastica, poi, tre anni fa, nel 2018, Pechino ha ritenuto opportuno chiudere i propri porti all’importazione di rifiuti. Panico. Si è incenerita molta più plastica, ma soprattutto, si tenta di individuare i Paesi africani che accettino di svolgere il ruolo di pattumiere del pianeta. Le esportazioni di rifiuti plastici verso il continente nero, già nel 2019 erano più che quadruplicate rispetto all’anno precedente. Come riportato dal New York Times, si esercitano forti pressioni sul Kenya perché «ammorbidisca» la sua legge varata nel 2017 per porre limiti all’importazione di rifiuti di plastica.Le trattative con gli Usa sono in corso con le compagnie petrolifere e le industrie chimiche a stelle e strisce in prima fila.

Negli Usa il problema è complicato dal fatto che grandi corporation come Shell, Exxon Mobil e Chevron hanno investito enormi capitali in centinaia di impianti chimici che usano il gas di scisto per produrre plastica. Inoltre, la pandemia in atto ha ridotto notevolmente la richiesta di idrocarburi, gas e plastiche, rinviando a un futuro imprecisato i guadagni degli investitori. Una legislazione restrittiva danneggerebbe gravemente tutto il settore energetico, provocando a cascata grandi ondate di licenziamenti. Nei programmi del Partito Democratico e del Partito Repubblicano non si trovano risposte convincenti a tutta la problematica.