Italian Beauty Stories, dal cinema al lifestyle

La XXIV edizione di Milano Film Festival sul cinema indipendente ha appena chiuso i battenti e felicemente. È diventato ormai un forte appeal annuale, se non un’eccellenza. Un successo specifico è arriso alla sezione Italian Beauty Stories. Un’inconsueta masterclass aperta al pubblico, presso lo Space Cinema Odeon, che ha visto succedersi nell’arco di quattro giorni, altrettanti star italiane care al grande pubblico. Storie di bellezza o di bellezze. Ad ogni modo, l’iniziativa ha avuto per oggetto il corpo e l’immagine intorno al corpo. Valeria Solarino, Laura Chiatti, Giulia Michelini e Margherita Buy: eccole oltre o al di qua dello schermo. Soprattutto, fuori dalla finzione delle dinamiche filmiche. Riuscito l’obiettivo di creare un clima di spontaneità e di franchezza. Questo da una parte e anche dall’altra: da parte di ciascuna delle attrici in rapporto ai partecipanti aspiranti attori e in rapporto al largo pubblico,  e anche da parte dell’audience nella sua risposta agli stimoli che le protagoniste si sono sforzati di dare. Questa iniziativa risulta interessante per il modo in cui è riuscita ad uscire dai cliché fruitivi ed esibitivi. Infatti, il concept ha mirato a dare (ridare, forse) umanità e autenticità al cinema, si tratti di quello in qualche modo sperimentale o di routine. Che poi il corpo diventasse momento di considerazione, anche questo condotto in modo schietto, era prevedibile, data la caratura fisica delle quattro attrici. In questo senso, l’ironia e un certo impegno nella smitizzazione dei canoni di perfezione hanno ben contribuito. Quattro giornate scandite bene. E se la masterclass si fosse tenuta alla presenza contestuale di tutt’e e quattro le star? Probabilmente sarebbe scoppiato il pomo della discordia, a dispetto del fatto che fra le protagoniste non ci sarebbe stata alcuna Elena, ma solo Giulia, Laura, Margherita, Valeria. E tutt’e quattro forse sarebbero state in imbarazzo, dovendo gareggiare, come vuole il format, a distanza dalla frivolezza e dal luogo comune. Efficace, quindi, la strategia di farle “salire in cattedra”in giorni separati. Il privato si fa strada, lontano dal divismo e in tutta la sua  normale umanità. Basterà citare la “confessione”  di Margherita Buy a proposito del difetto comportamentale e psicologico che al tocca di più. Quale il difetto umano che preferisce? Eccolo: la fragilità, “la fragilità delle persone mi commuove tantissimo”. Ma non fa mistero sulla sua. Dice, infatti, di essere “malinconia per il 70 per cento della giornata”, e di dovere affrontare parecchi up & down. In compenso, le basta poco per gioire della vita. Da qui alle implicazione del tempo che corre il passaggio è breve. Questo tema dolente affiora infatti con totale realismo. Ma non è solo  il trascorrere del tempo a causare i cambiamenti del corpo. Come non dire della maternità?  O anche della trasformazione della percezione estetica dalla giovinezza all’età adulta. Ognuna delle attrici ha affrontato quest’argomento con preciso distacco professionale e senza veli, cioè da attrice, da bellezza che recita. Scampoli di ragazze che hanno frequentato la masterclass hanno espresso la loro piena soddisfazione per la lezione ricavatane a livello di interpretazione e a livello della familiarità nel rapporto tra finzione a autenticità.  Certo, il messaggio – partito da tali bellezze – che non è il caso che le donne abbiano paura di essere quello che sono ma che è opportuno che insistano nelle proprie inclinazioni e passioni può essere stato percepito come una predica facile. In ogni caso, molto più tranquillamente è giunto il messaggio sul connubio tra spontaneità, bellezza, semplicità.