Infrastrutture, gli italiani cambiano idea

Abside di chiesa romana con organo e statue neoclassiche ripresa dal basso verso l'alto.

Abside di chiesa romana con organo e statue neoclassiche ripresa dal basso verso l'alto.

ALBERTO FRIEDENBERG – Treni ad alta velocità: gli italiani cambiano idea, meglio dire che non l’hanno mai cambiata rispetto al trasporto pubblico locale che giudicano insufficiente e in stato quasi preagonico; invece ora sempre più regioni, soprattutto al Sud, richiedono l’alta velocità senza se e senza ma. Il governo Cinque Stelle /Lega è stato un catalizzatore di questo nuovo stato d’animo: analisi di costi-benefici ma anche i Movimenti No Tav promossi dal Ministro Toninelli hanno fatto immediatamente capire a tutti che si stava giocando una partita essenziale. Ogni comparsa televisiva del ministro Toninelli o di qualche esperto di analisi costi- benefici sull’alta velocità ha avuto l’effetto immediato di aumentare i simpatizzanti di questa ultima.

È stato un cambiamento culturale e politico, rapido e improvviso che ha sciolto perplessità e opposizioni di lunga data, naturalmente le ragioni sono strutturali: negli ultimi dieci anni, dalla crisi del 2008, centinaia di migliaia di giovani abitanti delle regioni del Sud si sono trasferiti al Nord per lavorare o per studiare.

Quando il conto diventerà definitivo con il prossimo Censimento, ci si accorgerà dello spopolamento di interi territori, infatti nei loro spostamenti hanno sempre approfittato della rete ad alta velocità che ha reso  più semplice e breve il tragitto per tornare a casa, in secondo luogo la crescita economica, i mercati del lavoro e l’incremento dei redditi si sono concentrati in alcune parti del territorio, ovvero le grandi città, gli assi infrastrutturali e le aree circostanti servite in modo moderno e efficiente. 

Nel prossimo decennio questo tipo di crescita molto polarizzata sia al Sud che al Nord continuerà imperterrita.  La mobilità è quindi una questione di democratica partecipazione al mercato del lavoro; è arrivata poi la Germania con un piano infrastrutturale in cui si premiano ferrovie e grandi città: un’Europa verde di grandi città, gli investimenti saranno imponenti così come l’entità della spesa.
Le infrastrutture non coinvolgeranno tutti i territori ma solo una minoranza di questi, la maggior parte della popolazione si raccoglierà, soprattutto se attiva, intorno a queste aree super modernizzate, come in Giappone dove quattro quinti della popolazione vivono lungo l’asse dell’Alta Velocità tra Tokio e Osaka. Il resto del paese è ben curato ma diciamo che vive in tono minore con meno crescita e meno ambizioni; anche l’Europa si uniformerà a questo disegno con un’unica difficoltà per i politici che dovranno spiegarlo agli elettori, che abitano nelle aree escluse o in via di esclusione, sarà un compito ingrato.